Tra febbraio e maggio 2025, i prezzi medi mensili del gas naturale in Europa (TTF) hanno registrato un calo di circa il 30%, invertendo il trend inflazionistico in corso dall’inizio dell’anno. Questa diminuzione si è riflessa anche sul mercato nazionale italiano, con il PSV che ha raggiunto valori inferiori a 34 €/MWh, i minimi da maggio 2024. Nello stesso periodo, i prezzi dell’energia elettrica (PUN), fortemente correlati al gas, hanno segnato una riduzione del 33%.
A pesare è stata soprattutto l’aspettativa che il rallentamento delle economie globali possa comportare una minore domanda di energia. Ad aprile, il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso di 0,4 punti percentuali le previsioni di crescita globale, stimando per il 2025 un PIL mondiale del 2,8%. Nel recente passato, fatta eccezione per gli episodi di recessione, solo due volte la crescita mondiale si è attestata sotto il 3%: nel 2008 e nel 2019.
La domanda di gas in Europa risulta infatti debole: a maggio 2025 -17% rispetto ad aprile e sostanzialmente in linea con i livelli di maggio 2024, quando si è toccato un minimo storico per il mese.
Tuttavia, lato offerta il mercato UE rimane fortemente esposto a rischi, soprattutto in un contesto di flussi dalla Russia ormai azzerati rispetto al 2022, e dipendenza dalle importazioni di GNL (per lo più americano e qatariota), più costoso per via dei costi di trasporto e rigassificazione.
Le scorte UE di gas sono su livelli di riempimento relativamente bassi. A fine maggio il livello di riempimento risultava infatti del 48%, rispetto al 70% di maggio 2024.
La fase di riempimento degli stock - l’UE impone agli stati membri di riempire le scorte almeno all’80% entro il 1° novembre per temi di sicurezza energetica -, rappresenta quindi un potenziale fattore di supporto per i prezzi.
Infine, l’escalation del conflitto in Medio Oriente costituisce un elemento di incertezza in grado di alterare rapidamente gli equilibri di mercato. Nella prima giornata di borsa dopo l’aggravarsi della situazione tra Israele ed Iran, il TTF ha segnato un aumento del 3,8%. A pesare è il timore di un rallentamento significativo del traffico attraverso lo Stretto di Hormuz, dal quale transita circa un quinto delle esportazioni mondiali di gas naturale liquefatto, in particolare quelle provenienti dal Qatar e destinate all’Asia. Si segnala inoltre la sospensione delle attività in almeno due dei tre giacimenti israeliani. Sebbene l’Europa non dipenda direttamente dal gas israeliano, un aumento della domanda da parte di Israele ed Egitto verso altre fonti — come il GNL qatariota — potrebbe generare ulteriori tensioni. Il Qatar, secondo fornitore mondiale dopo gli Stati Uniti con quasi il 20% del mercato, non dispone di rotte alternative che evitino il passaggio attraverso Hormuz.