Nel mese di novembre le quotazioni dell’olio di palma hanno registrato un netto ribasso, in scia agli elevati livelli di stock accumulati sul mercato malese a fine ottobre e alla flessione della domanda indiana. Su base media mensile, i prezzi sono calati del 7% su Bursa Malaysia tra ottobre e novembre, del 7% per il grezzo CIF Rotterdam e dell’1% per il raffinato sul listino di Milano.
La recente correzione ha riportato l’olio di palma a sconto rispetto ai principali oli di semi sul mercato europeo, così come le quotazioni FOB malesi rispetto all’olio di soia argentino, dopo la fase di premio osservata a ottobre. In questo contesto, i grandi importatori – in primo luogo l’India – continuano ad alternare acquisti di palma, soia e girasole sulla base della maggiore convenienza relativa, generando effetti spillover che tendono a riallineare i rapporti di prezzo tra i diversi oli. Nel mese di ottobre, ad esempio, le importazioni indiane di olio di palma sono diminuite a favore di maggiori acquisti di olio di soia.
La dinamica ribassista si è sviluppata in concomitanza con un picco di offerta in Malesia: la produzione di ottobre è stata la più elevata per questo mese dal 2016 (quella di settembre la più alta dal 2020) e gli stock hanno raggiunto il livello più alto dal 2018. A questa abbondanza si contrappongono i dati più deboli dell’Indonesia, dove a settembre la produzione è calata sensibilmente rispetto al mese precedente, riflettendosi anche sulle esportazioni, mentre gli stock sono rimasti in linea con un anno fa.
Le prospettive per i prossimi mesi sono dominate dall’atteso calo stagionale della produzione, a fronte di una probabile ripresa dei consumi sia sul mercato interno indonesiano sia nelle principali aree importatrici. L’aumento delle percentuali di miscelazione del biodiesel previsto dal Governo indonesiano potrebbe sottrarre al mercato internazionale tra 2 e 3 milioni di tonnellate, mentre il basso livello di scorte in India potrebbe favorire un ritorno della domanda verso l’olio di palma, che ha recentemente recuperato competitività. La domanda europea continua invece a contrarsi per effetto delle politiche ambientali ed energetiche, anche se la possibile decisione delle istituzioni UE di rinviare di un anno l’entrata in vigore dell’EUDR potrebbe ridurre parte dell’incertezza che negli ultimi mesi ha frenato gli acquisti.
La domanda cinese nel 2025 rimane inferiore ai livelli dello scorso anno, complice la limitata competitività dell’olio di palma nel corso dell’anno, la debole crescita economica e, di recente, anche l’incremento delle importazioni di seme di soia dal Sud America, con conseguente maggiore disponibilità di oli sostitutivi.
Dal lato dell’offerta, oltre alle incertezze sulla produzione indonesiana nel breve periodo, emergono interrogativi più strutturali legati alla produttività delle ampie superfici che il Governo indonesiano ha confiscato e affidato a società pubbliche perché considerate illegali: si tratta di aree estese, ma la loro effettiva resa è ancora incerta. A questo si aggiunge un contesto in cui l’invecchiamento delle palme e la ridotta applicazione di fertilizzanti – frenata dai prezzi elevati – potrebbero limitare ulteriormente il potenziale produttivo del Sud-Est asiatico.