Nonostante la Commissione Europea, nelle previsioni di medio termine, abbia proiettato un aumento della produzione di latte in UE del +0,5% rispetto al 2024, le consegne latte procedono a rilento.
Nei primi quattro mesi del 2025 si registra un -0,2% rispetto allo stesso periodo del 2024 con battute di arresto importanti in aree chiave di produzione ed esportazione di trasformati come Germania (-2,9%), Francia (-1,9%) e Olanda (-2,3%) solo in minima parte compensate dagli aumenti in Polonia (+0,8%), Italia (+0,03%) e Irlanda (+7,9%).
L’offerta, già strutturalmente rallentata dalle politiche ambientali UE di riduzione delle emissioni -che impattano negativamente la crescita del numero dei capi-, ha risentito anche di costi degli input produttivi elevati e della diffusione in UE di bluetongue ed afta epizootica, malattie infettive che riducono drasticamente le rese latte comportando anche abbattimenti e zone di sorveglianza con limitazione degli scambi.
In Italia, dove sono tornati sensibilmente ad aumentare i focolai di bluetongue, dal 20 giugno sono stati notificati anche casi di dermatite nodulare (lumpy skin disease) in particolare in Sardegna e nel mantovano. Si tratta di un’altra malattia virale fortemente contagiosa che impatta negativamente le rese. Un focolaio è stato recentemente segnalato anche in Francia.
Come previsto dalle normative UE sono state istituite zone di sorveglianza soggette a restrizioni, con il divieto di muovere bovini al di fuori delle aree convolte dal provvedimento; Il blocco non riguarda il latte proveniente dalle zone di restrizione, purché destinato all'industria per i trattamenti di pastorizzazione e sanificazione. Le stesse autorizzazioni valgono per il latte destinato alla trasformazione casearia, con ai primi posti il Grana Padano.
La diffusione del virus, oltre a rappresentare un ulteriore freno all’offerta ha anche il potenziale di impattare l’export. Il governo britannico, per esempio, ha sospeso le importazioni nel Regno Unito di bovini, latte crudo e alcuni prodotti derivati provenienti dall’intero territorio italiano, i formaggi da latte vaccino sottoposti a un trattamento termico inferiore a quello previsto con la pastorizzazione potranno comunque essere importati se hanno iniziato maturazione e stagionatura prima del 23 maggio 2025.
Le quotazioni del latte alla stalla si mantengono su livelli sensibilmente superiori rispetto allo scorso anno in tutti i paesi membri dell’UE. A livello medio il prezzo del latte in UE a maggio ha toccato i 53,09 €/100 Kg +0,2% rispetto ad aprile e +15% rispetto a maggio 2024.
Le quotazioni del latte spot, in una fase di allontanamento dai picchi produttivi primaverili, registrano marcate tensioni rialziste. Il latte spot tedesco quotato alla camera di commercio di Milano, per esempio, tra maggio e fine giugno ha registrato un +18% superando i 61 €/100Kg; con prezzi di giugno 2025 superiori del 20% rispetto a giugno 2024.
La bassa disponibilità di latte sta rallentando le produzioni di trasformati che, nonostante un’elevata remuneratività, mostrano trend produttivi poco dinamici: nei primi quattro mesi dell’anno: SMP -1,7%, crema -1,9%, burro +1% e formaggio +0,7%.
I trasformati nel mese di giugno hanno così registrato una tendenza di prezzo leggermente rialzista. Sulla piazza di riferimento di Kempten, a giugno rispetto a maggio, burro +2,8%, SMP +1%, WMP +0,2% ed edamer sostanzialmente stabile. Il gap rispetto allo scorso anno è elevato: burro +13%, WMP +14% ed edamer +11%, fa eccezione l’SMP con un -2%.
I prezzi dell’area UE complice anche il recente rafforzamento dell’€, risultano meno competitivi rispetto a quelli delle altre aree di esportazione, dove segnaliamo aumenti produttivi in Nuova Zelanda e USA.
Da monitorare l’evoluzione della guerra commerciale USA con l’avvicinarsi del periodo di sospensione dei dazi oltre il 10%. Su burro e formaggio l’impatto sulle quotazioni UE risulterebbe prevalentemente ribassista, complice la contrazione della domanda USA in importazione (nel 2024 rispettivamente il 26% e il 10% dell’export UE di burro e formaggi è andato in USA). Su polvere, lattosio e siero l’impatto sarebbe più neutro, con potenziale supporto derivante da uno spostamento della domanda cinese sul prodotto UE.