A novembre i prezzi finanziari del mais hanno registrato aumenti: in media, rispetto ad ottobre, +2,1% e +3,1% rispettivamente sulla prima scadenza di CME e di Euronext. Il principale fattore rialzista sul mercato statunitense continua ad essere l’elevata domanda di esportazione, con commitments al 30 ottobre superiori del 31% rispetto alla scorsa campagna; mentre in Unione Europea a sostenere i prezzi è soprattutto il ritardo nell’arrivo del prodotto ucraino in un contesto di fabbisogno di importazione elevato.
Su Bologna invece i prezzi del mais sono calati: rispetto ad ottobre, -0,9% il c.tto 103 e -3,4% il mais con caratteristiche. Gli andamenti differenziati hanno portato ad un restringimento del premio con Euronext, che rimane però su livelli storicamente molto elevati (a novembre +49% rispetto alla media delle ultime 5 campagne).
Gli sviluppi più rilevanti relativi ai principali player sono i seguenti:
- Stati Uniti: al 23 novembre la raccolta era completa al 96%. USDA conferma un record produttivo a 425,5 Mio t, +12% rispetto allo scorso anno. A fronte dell’elevato ritmo di vendita è stato rivisto a rialzo l’export per la campagna 2025/26 al record di 81,3 Mio t, +3,2 Mio t rispetto alla stima precedente e +12% rispetto al 2024/25. I maggiori utilizzi hanno portato ad una revisione a ribasso di stock finali e del rapporto stock/utilizzi, ma in entrambi i casi le cifre rimangono superiori alla scorsa campagna (+32% e +2,3 p.p. rispettivamente). Per la campagna 2026/27, i dati preliminari delle Long-Term Projections indicano un calo di rese e superfici rispetto ai massimi storici di quest’anno porterebbero ad un calo della produzione del 6%, che rimarrebbe comunque la seconda più alta di sempre (400 Mio t).
- Ucraina: la raccolta procede a rilento, con ancore il 22% delle aree da raccogliere. A fronte delle difficoltà nella raccolta, USDA ha rivisto a ribasso la produzione 2025/26 a 29 Mio t, -3 Mio t rispetto alla stima precedente ma ancora +8% rispetto allo scorso anno. La minore disponibilità di prodotto ha portato ad una revisione a ribasso anche delle esportazioni (23 Mio t), che rimarrebbero però superiori alla scorsa campagna (+15%). Tuttavia, le esportazioni cumulate a novembre rimanevano ancora inferiori del 41% rispetto allo scorso anno per via dei ritardi nella raccolta e per le complicazioni logistiche dovute agli attacchi russi (vedi precedente highlight).
- Unione Europea: USDA ha rivisto a rialzo la produzione 2025/26 di 1 Mio t per via di un maggiore raccolto in Est Europa, in linea con quanto riportato dalla Commissione Europea. La produzione rimarrebbe comunque inferiore rispetto allo scorso anno (-4%), mantenendo un fabbisogno di importazione su livelli molto elevati (+8% vs 2024/25). Tuttavia, al 7 dicembre l’import cumulato era inferiore dell’8% rispetto allo scorso anno, con un netto calo degli arrivi dall’Ucraina per via dei problemi sopracitati.
Coceral ha pubblicato le prime stime di produzione per la campagna 2026/27: le aree sono previste in contrazione del 4%, ma un miglioramento delle rese porterebbe ad un raccolto in aumento del 3% rispetto alla campagna corrente.
- Sud America: sia in Brasile che in Argentina le semine procedono in leggero ritardo rispetto allo scorso anno. Sia Conab che a Bolsa de Cereales mantengono una stima di produzione per i rispettivi Paesi più alta di quella di USDA, che conferma aspettative di raccolto molto abbondanti.