Come previsto, il prezzo italiano delle uova M gabbia, rilevato dalla CUN, da agosto ha invertito il trend deflattivo in corso da inizio anno con un rimbalzo di oltre il 34%.
A ottobre 2024 i prezzi medi risultano superiori del 7% rispetto a ottobre 2023; per la prima volta da inizio anno si sono superati i livelli medi di prezzo mensili del 2023.
A innescare il trend inflattivo è stata soprattutto la ripartenza stagionale della domanda, che ha avuto un impatto diretto sui prezzi in un contesto di mercato UE caratterizzato da un livello di autosufficienza limitato e negativamente impattato dagli shock delle ultime due stagioni.
Tuttavia, soprattutto nell’ultimo mese, i rallentamenti produttivi, riconducibili alla diffusione di focolai di aviaria in UE, hanno contribuito ad aumentare la magnitudo del trend inflattivo, innescando preoccupazioni sui livelli di offerta, fondamentali per soddisfare il ritorno della domanda.
Da inizio anno in UE si contano 128 focolai in allevamenti, un numero ancora inferiore rispetto ai 356 casi del 2023 (ad ottobre), ma in aumento: 48 focolai solo negli ultimi due mesi (10 negli stessi due mesi del 2023) di cui 17 su allevamenti di galline ovaiole. In Italia ad ottobre si sono registrati 10 focolai di cui uno in un allevamento di galline ovaiole.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione mostrano come nei primi otto mesi dell’anno import ed export siano rispettivamente aumentati del 23% e del 4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le importazioni hanno soprattutto beneficiato dell’offerta a dazio zero dall’Ucraina. Tuttavia a luglio è stato raggiunto il tetto di circa 23 kt oltre il quale i dazi di importazione dall’Ucraina vengono reintrodotti, con un previsto rallentamento dei flussi nella seconda metà dell’anno.
Il prezzo italiano delle uova M gabbia, rilevato dalla CUN, a settembre 2024 risulta circa del 10% inferiore rispetto a settembre dello scorso anno. Tuttavia, come previsto, il trend deflattivo che caratterizza il mercato da inizio anno, ad agosto ha invertito, con un rimbalzo di circa l’11%.
A guidare il trend deflattivo è stato soprattutto il calo stagionale della domanda che ha contribuito a riequilibrare parzialmente un mercato UE caratterizzato da un livello di autosufficienza limitato e negativamente impattato dall’aviaria delle ultime due stagioni.
Nel corso del 2024, l’indice di autosufficienza è previsto infatti in leggero recupero complici soprattutto le aspettative di un rallentamento dei consumi. La Commissione Europea, nel “medium-term outlook”, prevede una contrazione dei consumi rispetto al 2023 dell’1%.
Lato offerta, nonostante rimonte in calo tra maggio e luglio 2024, la minor diffusione dell’aviaria -da inizio anno sono stati registrati 75 focolai di aviaria in allevamenti, 346 nello stesso periodo dello scorso anno- lascia spazio per un contestuale, seppur leggero, aumento dell’offerta.
Gli esperti della Commissione prevedono infatti un rimbalzo produttivo legato anche alla flessione dei costi degli input produttivi. In particolare la produzione delle uova in UE (consumo + cova) è prevista aumentare dello 0,7% a 6,8 Mio t. A guidare l’aumento è la Francia (+5,4%) seguita da Germania (+1,3%) e Polonia (+1,1%). In Italia è previsto un + 0,8%.
Lo scenario Areté 2024, recentemente aggiornato, prevede un aumento dell’autosufficienza rispetto al 2023 dal 102,96% al 103,24%, con un aumento produttivo dello 0,23% e una flessione dei consumi dello 0,24%.
Il livello di autosufficienza rimane tuttavia inferiori rispetto alla media storica, fornendo supporto ai prezzi ed esponendoli al ritorno della domanda, come testimoniato dalla recente inversione dei prezzi.
Per il 2025 si prevede un consolidamento del recupero produttivo (+0,6%) che più che compensa la ripartenza dei consumi (+0,46%) lasciando così spazio ad un ulteriore aumento dell’indice di autosufficienza.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione mostrano come nei primi sette mesi dell’anno import ed export siano rispettivamente aumentati del 25% e del 6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le importazioni hanno soprattutto beneficiato dell’offerta a dazio zero dall’Ucraina. Tuttavia a luglio è stato raggiunto il tetto di circa 23 kt oltre il quale i dazi di importazione dall’Ucraina vengono reintrodotti, con un previsto rallentamento dei flussi nella seconda metà dell’anno.
Il prezzo italiano dell’uovo M gabbia, rilevato dalla CUN, ad agosto 2024 risulta circa dell’11% inferiore rispetto a luglio dello scorso anno. Tuttavia a fine agosto si registra un’inversione di tendenza, con un primo rimbalzo del +1,4%.
A guidare il trend deflattivo è stato soprattutto il calo stagionale della domanda che ha contribuito a riequilibrare parzialmente un mercato UE caratterizzato da un livello di autosufficienza limitato e negativamente impattato dall’aviaria delle ultime due stagioni.
Nel corso del 2024, l’indice di autosufficienza è previsto infatti in recupero complici soprattutto le aspettative di un rallentamento dei consumi. La Commissione Europea, nel “medium-term outlook”, prevede una contrazione dei consumi rispetto al 2023 dell’1%.
Inoltre la minor diffusione dell’aviaria -da inizio anno sono stati registrati 75 focolai di aviaria in allevamenti, 346 nello stesso periodo dello scorso anno- e l’aumento delle rimonte lasciano spazio per un contestuale, seppur leggero, aumento dell’offerta.
Gli esperti della Commissione prevedono infatti un rimbalzo produttivo legato anche alla flessione dei costi degli input produttivi. In particolare la produzione delle uova in UE (consumo + cova) è prevista aumentare dello 0,7% a 6,8 Mio t. A guidare l’aumento è la Francia (+5,4%) seguita da Germania (+1,3%) e Polonia (+1,1%). In Italia è previsto un + 0,8%.
Lo scenario Areté 2024, recentemente aggiornato, prevede un aumento dell’autosufficienza rispetto al 2023 dal 102,96% al 103,24%, con un aumento produttivo dello 0,23% e una flessione dei consumi dello 0,24%.
Il livello di autosufficienza rimane tuttavia inferiori rispetto alla media storica, fornendo supporto ai prezzi ed esponendoli al ritorno della domanda, come testimoniato dai recenti rimbalzi.
Per il 2025 si prevede un consolidamento del recupero produttivo (+0,6%) che più che compensa la ripartenza dei consumi (+0,46%) lasciando così spazio ad un ulteriore aumento dell’indice di autosufficienza.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione mostrano come nei primi sei mesi dell’anno import ed export siano rispettivamente aumentati del 21% e del 6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le importazioni hanno soprattutto beneficiato dell’offerta a dazio zero dall’Ucraina. Tuttavia a luglio è stato raggiunto il tetto di circa 23 kt oltre il quale i dazi di importazione dall’Ucraina vengono reintrodotti, con un previsto rallentamento dei flussi nella seconda metà dell’anno.
I prezzi delle uova in UE consolidano il trend deflattivo in corso dal secondo trimestre dell’anno.
Il prezzo italiano dell’uovo M gabbia, rilevato dalla CUN, a giugno 2024 risulta circa del 20% inferiore rispetto a luglio dello scorso anno. La deflazione è stata scaricata principalmente sull’albume, sulla piazza di Milano, rispetto a luglio 2023, i prezzi dell’albume segno un-40% rispetto ad un -7% per il tuorlo.
A guidare il trend deflattivo è soprattutto il calo stagionale della domanda che contribuisce a riequilibrare un mercato UE caratterizzato da un livello di autosufficienza limitato e negativamente impattato dall’aviaria delle ultime due stagioni.
Ad oggi l’aviaria non rappresenta una forte criticità e l’offerta, nel medio termine potrà anche beneficiare dell’aumento delle rimonte che si è verificato a inizio anno. A livello UE, da inizio anno sono stati registrati solo 75 focolai di aviaria, 339 nello stesso periodo dello scorso anno.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione mostrano come a maggio 2024, rispetto a maggio 2023, import ed export siano rispettivamente aumentati del 43% e del 4%.
Nel corso del 2024, l’indice di autosufficienza è previsto in recupero complici soprattutto le aspettative di un rallentamento dei consumi. La Commissione Europea, nel “medium-term outlook”, prevede una contrazione dei consumi rispetto al 2023 dell’1%.
Gli esperti della Commissione prevedono anche un leggero rimbalzo produttivo, legato ad un minor impatto aviaria (da monitorare) e alla flessione dei costi degli input produttivi. In particolare la produzione delle uova in UE (consumo + cova) è prevista aumentare dello 0,7% a 6,8 Mio t. A guidare l’aumento è la Francia (+5,4%) seguita da Germania (+1,3%) e Polonia (+1,1%). In Italia è previsto un +0,8%.
I prezzi delle uova in UE consolidano il trend deflattivo in corso dal secondo trimestre dell’anno.
Il prezzo italiano dell’uovo M gabbia, rilevato dalla CUN, a giugno 2024 risulta circa del 30% inferiore rispetto a giugno dello scorso anno. La deflazione è stata scaricata principalmente sull’albume, sulla piazza di Milano, rispetto a giugno 2023, i prezzi dell’albume segno un-45% rispetto ad un -6% per il tuorlo.
A guidare il trend deflattivo è soprattutto il calo stagionale della domanda che contribuisce a riequilibrare un mercato UE caratterizzato da un livello di autosufficienza limitato e negativamente impattato dall’aviaria delle ultime due stagioni.
Ad oggi l’aviaria non rappresenta una forte criticità e l’offerta, nel medio termine potrà anche beneficiare dell’aumento delle rimonte che si è verificato a inizio anno.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione mostrano come a aprile 2024, rispetto ad aprile 2023, import ed export siano rispettivamente del 29% e del 15%.
Nel corso del 2024, l’indice di autosufficienza è previsto in recupero complici soprattutto le aspettative di un rallentamento dei consumi. La Commissione Europea, nel “medium-term outlook”, prevede una contrazione dei consumi rispetto al 2023 dell’1%.
Gli esperti della Commissione prevedono anche un leggero rimbalzo produttivo, legato ad un minor impatto aviaria (da monitorare) e alla flessione dei costi degli input produttivi. In particolare la produzione delle uova in UE (consumo + cova) è prevista aumentare dello 0,7% a 6,8 Mio t. A guidare l’aumento è la Francia (+5,4%) seguita da Germania (+1,3%) e Polonia (+1,1%). In Italia è previsto un +0,8%.
A livello medio, tra aprile e maggio, i prezzi hanno registrato un tendenziale calo. Il prezzo CUN M gabbia, ha segnato un -3% raggiungendo valori del 30% inferiori rispetto a maggio 2023. Sulla piazza di Milano, nello stesso periodo, il prezzo dell’albume è calato del 9%, stabile il tuorlo.
A guidare il trend deflattivo è soprattutto il calo stagionale della domanda che contribuisce a riequilibrare un mercato UE caratterizzato da un livello di autosufficienza limitato e negativamente impattato dall’aviaria delle ultime due stagioni.
Ad oggi l’aviaria non rappresenta una forte criticità e l’offerta, nel medio termine potrà anche beneficiare dell’aumento delle rimonte che si è verificato tra gennaio e febbraio.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione mostrano come a marzo 2024, rispetto a marzo 2023, import ed export siano calati rispettivamente del 9,5% e dell’8,2% a conferma di un mercato più autosufficiente.
Nel corso del 2024, l’indice di autosufficienza è previsto in recupero complici soprattutto le aspettative di un rallentamento dei consumi La Commissione Europea, nel “medium-term outlook”, prevede una contrazione dei consumi rispetto al 2023 dell’1%.
Gli esperti della Commissione prevedono anche un leggero rimbalzo produttivo, legato ad un minor impatto aviaria (da monitorare) e alla flessione dei costi degli input produttivi. In particolare la produzione delle uova in UE (consumo + cova) è prevista aumentare dello 0,7% a 6,8 Mio t. A guidare l’aumento è la Francia (+5,4%) seguita da Germania (+1,3%) e Polonia (+1,1%). In Italia è previsto un +0,8%.
Come previsto, i prezzi, nell’ultimo mese, hanno iniziato a registrare ribassi. Il prezzo CUN M gabbia, ad aprile 2024, ha segnato un -9% rispetto a marzo 2024. I prezzi si sono attestati su valori del 33% inferiori rispetto ad aprile 2023.
A guidare il trend deflattivo è soprattutto il calo stagionale della domanda che contribuisce a riequilibrare un mercato UE caratterizzato da un livello di autosufficienza limitato e negativamente impattato dall’aviaria delle ultime due stagioni.
In data 19 febbraio 2024, il Centro di referenza nazionale (CRN) per l’influenza aviaria di Newcastle, ha confermato una positività per virus dell’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) sottotipo H5N1 in tacchini da carne nel padovano, tuttavia il caso è stato sorvegliato e dichiarato estinto a fine marzo.
Ad oggi l’aviaria non rappresenta una criticità e l’offerta nel medio termine potrà anche beneficiare dell’aumento delle rimonte che si è verificato tra gennaio e febbraio.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione mostrano come febbraio 2024, rispetto a febbraio 2023 l’import sia aumentato dell’11%, l’export è invece aumentato maggiormente (+14%) a conferma di un mercato più approvvigionato.
Nel corso del 2024, l’indice di autosufficienza è previsto in recupero complici soprattutto le aspettative di un rallentamento dei consumi La Commissione Europea, nel “medium-term outlook”, prevede una contrazione dei consumi rispetto al 2023 dell’1%.
Gli esperti della Commissione prevedono anche un leggero rimbalzo produttivo, legato ad un minor impatto aviaria (da monitorare) e alla flessione dei costi degli input produttivi. In particolare la produzione delle uova in UE (consumo + cova) è prevista aumentare dello 0,7% a 6,8 Mio t. A guidare l’aumento è la Francia (+5,4%) seguita da Germania (+1,3%) e Polonia (+1,1%). In Italia è previsto un +0,8%.
Come previsto, i prezzi, nell’ultimi mese, hanno registrato un trend rialzista. Il prezzo CUN M gabbia, a marzo 2024, ha segnato un +3,6% rispetto a febbraio 2024. I prezzi si sono attestati su valori del 27% inferiori rispetto a marzo 2023, ma ancora del 2% superiori rispetto a marzo 2022 (periodo in cui i mercati erano particolarmente influenzati dagli shock riconducibili all’inizio della guerra in Ucraina).
In attesa del calo stagionale della domanda, il mercato UE è caratterizzato da un livello di autosufficienza limitato con l’offerta impattata dall’aviaria delle ultime due stagioni. In data 19 febbraio 2024, il Centro di referenza nazionale (CRN) per l’influenza aviaria di Newcastle, ha confermato una positività per virus dell’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) sottotipo H5N1 in tacchini da carne nel padovano, tuttavia il caso è stato sorvegliato e dichiarato estinto a fine marzo. La situazione rimane comunque da monitorare.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione confermano un mercato poco approvvigionato. A gennaio 2024, rispetto a gennaio 2023 l’import è aumentato del 40%. Migliora l’export che, pur mantenendosi ben al di sotto della media degli ultimi anni, segna un +14,7% rispetto a gennaio 2023.
Nel corso del 2024, tuttavia l’indice di autosufficienza è previsto in recupero complici soprattutto le aspettative di un rallentamento dei consumi La Commissione Europea, nel “medium-term outlook”, prevede una contrazione dei consumi rispetto al 2023 dell’1%.
Gli espetti della Commissione prevedono anche un leggero rimbalzo produttivo, legato ad un minor impatto aviaria (da monitorare) e alla flessione dei costi degli input produttivi. In particolare la produzione delle uova in UE (consumo + cova) è prevista aumentare dello 0,7% a 6,8 Mio t. A guidare l’aumento è la Francia (+5,4%) seguita da Germania (+1,3%) e Polonia (+1,1%). In Italia è previsto un +0,8%.
I prezzi, dopo un leggero ritracciamento a inizio gennaio, si sono mantenuti su livelli sostenuti, con un piccolo rimbalzo a inizio febbraio.
Il prezzo CUN M gabbia, a febbraio 2024, ha segnato un +1,2% rispetto a gennaio 2024. I prezzi si sono attestati su valori del 28% inferiori rispetto a febbraio 2023, ma ancora del 12% superiori rispetto a gennaio 2022.
In attesa del calo stagionale della domanda, il mercato UE è caratterizzato da un livello di autosufficienza limitato con l’offerta impattata dall’aviaria delle ultime due stagioni. Focolai sono ancora attivi soprattutto sui selvatici. Inoltre in data 19 febbraio 2024, il Centro di referenza nazionale (CRN) per l’influenza aviaria di Newcastle, ha confermato anche una positività per virus dell’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) sottotipo H5N1 in tacchini da carne nel padovano.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione confermano un mercato poco approvvigionato. Tra gennaio e dicembre 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022: export -2%, import +49%.
Nel corso del 2024, tuttavia l’indice di autosufficienza è previsto in recupero complici le aspettative di un rallentamento dei consumi La Commissione Europea, nel “medium-term outlook”, prevede una contrazione dei consumi rispetto al 2023 dell’1%.
Gli espetti della Commissione prevedono anche un leggero rimbalzo produttivo, legato ad un minor impatto aviaria (da monitorare) e alla flessione dei costi degli input produttivi.
I prezzi, nonostante un piccolo ritracciamento a inizio gennaio, si mantengono su livelli sostenuti.
Il prezzo CUN M gabbia, a gennaio 2024, ha segnato un -8% rispetto a dicembre 2023. I prezzi si sono attestati su valori del 25% inferiori rispetto a gennaio 2023, ma ancora del 18% superiori rispetto a gennaio 2022.
La fase di leggero ritracciamento è in parte riconducibile al miglioramento delle aspettative sull’offerta UE 2024 e al timore che i consumi possano essere rallentati dall’inflazione.
Gli esperti della commissione hanno infatti rivisto le proprie previsioni di produzione 2024 a rialzo di 46.000 t rispetto al dato di novembre. La Commissione invece prevede una contrazione dei consumi rispetto al 2023 dell’1%.
Tuttavia il mercato si conferma con un basso livello di approvvigionamento. Secondo gli esperti, la produzione rimarrà infatti sostanzialmente stabile rispetto alla scorsa campagna, -0,8%, invece, secondo i dati pubblicati nel “medium term outlook”.
Il livello di offerta è ancora rallentato dagli strascichi dell’aviaria 22/23 sul numero di galline ovaiole e rimonte e da costi degli input produttivi ancora elevati.
L’aviaria, in Italia e in UE, continua a rappresentare un fattore di incertezza rilevante per la campagna 2023/24 con focolai attivi soprattutto sui selvatici.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione confermano un mercato poco approvvigionato. Tra gennaio e novembre 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022:
Come previsto, i prezzi continuano ad attraversare una fase rialzista. Il prezzo CUN M gabbia, da inizio settembre, ha segnato un +14% invertendo il trend deflattivo che ha caratterizzato il mercato durante l’estate. A dicembre i prezzi si sono attestati su valori del 18% inferiori rispetto a dicembre 2022, ma ancora del 33% superiori rispetto a dicembre 2021.
Nella fase di crescita stagionale dei consumi l’offerta si conferma infatti limitata.
Dopo la previsione pubblicata dagli esperti della Commissione, di una produzione 2024, solo in leggero aumento rispetto al 2023 (vedi precedente highlight), la stessa Commissione, nel “medium-term Outlook” di dicembre ha pubblicato una previsione di produzione che risulta in calo dello 0,8% rispetto al 2023 (anno per il quale la Commissione stima una produzione superiore rispetto alle stime degli esperti).
Il dato conferma quindi un livello di offerta ancora rallentato dagli strascichi dell’aviaria 22/23 su numero di galline ovaiole e rimonte e da costi degli input produttivi ancora elevati.
Un aumento dell’indice di autosufficienza UE (dal 102,97% al 103,24%) è previsto solo grazie ad una contrazione dei consumi dell’1%.
L’aviaria, in Italia e in UE, continua a rappresentare un fattore di incertezza rilevante per la campagna 2023/24.
A inizio novembre 2023, il Centro di referenza nazionale (CRN) per l’influenza aviaria e la malattia di Newcastle, ha confermato la prima positività nel secondo semestre 2023 per virus dell’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) sottotipo H5N1 nel pollame. Le misure di controllo generali e specifiche nelle zone di protezione e di sorveglianza sono state implementate.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione confermano un mercato poco approvvigionato. Tra gennaio e ottobre 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022:
Come previsto, i prezzi continuano ad attraversare una fase rialzista, il prezzo CUN M gabbia, da inizio settembre, ha segnato un +13% invertendo il trend deflattivo che ha caratterizzato il mercato durante l’estate. A novembre i prezzi si sono stabilizzati su valori del 20% inferiori rispetto a novembre 2022, ma ancora del 48% superiori rispetto ad ottobre 2021.
Nella fase di crescita stagionale dei consumi l’offerta si conferma infatti limitata. Gli esperti della Commissione prevedono una produzione UE 2023 di 6,29 Mio t in calo rispetto alla precedente aspettativa di 6,36 Mio t e solo +1% rispetto al 2022, a livelli ancora inferiori rispetto alle produzioni 2020 e 2021. Deludenti anche le prime previsioni per il 2024 con una produzione a 6,3 Mio t (in linea con le anticipazioni Areté), +0,2% rispetto al 2023 (tasso di crescita annuale medio degli ultimi 10 anni: +1,2%).
A pesare, oltre agli ancora elevati costi degli input produttivi, sono soprattutto gli strascichi degli impatti negativi dell’aviaria sul numero di galline ovaiole e sulle rimonte.
L’aviaria, in Italia e in UE, continua a rappresentare un fattore di incertezza rilevante per la campagna 2023/24.
In data 13 novembre 2023, il Centro di referenza nazionale (CRN) per l’influenza aviaria e la malattia di Newcastle, ha confermato la prima positività nel secondo semestre 2023 per virus dell’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) sottotipo H5N1 nel pollame. Le misure di controllo generali e specifiche nelle zone di protezione e di sorveglianza sono state implementate.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione confermano un mercato poco approvvigionato. Tra gennaio e settembre 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022:
Il prezzo CUN M gabbia, da inizio settembre, ha segnato un +6% invertendo il trend deflattivo che ha caratterizzato il mercato durante l’estate. A ottobre i prezzi si sono stabilizzati su valori del 17,6% inferiori rispetto ad ottobre 2022, ma ancora del 51,3% superiori rispetto ad ottobre 2021.
Nella fase di crescita stagionale dei consumi l’offerta si conferma infatti limitata. Gli esperti della Commissione prevedono una produzione UE 2023 di 6,29 Mio t in calo rispetto alla precedente aspettativa di 6,36 Mio t e solo +1% rispetto al 2022, a livelli ancora inferiori rispetto alle produzioni 2020 e 2021. Deludenti anche le prime previsioni per il 2024 con una produzione a 6,3 Mio t (in linea con le anticipazioni Areté), +0,2% rispetto al 2023 (tasso di crescita annuale medio degli ultimi 10 anni: +1,2%).
A pesare, oltre agli ancora elevati costi degli input produttivi, sono soprattutto gli strascichi degli impatti negativi dell’aviaria sul numero di galline ovaiole e sulle rimonte.
L’aviaria continua a rappresentare un fattore di incertezza rilevante per la campagna 2023/24, nonostante la situazione risulti sotto controllo in UE sono ancora presenti focolai sui selvatici e le vaccinazioni, in atto in alcune aree, sono solo in una fase sperimentale.
Gli ultimi dati sul trade della Commissione confermano un mercato poco approvvigionato. Tra gennaio e agosto 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022:
Il prezzo CUN M gabbia, da inizio settembre, ha segnato un +6% invertendo il trend deflattivo che ha caratterizzato il mercato durante l’estate.
Nella fase di crescita stagionale dei consumi l’offerta si conferma infatti limitata. La Commissione prevede una produzione UE 2023 di 6,36 Mio t; +1,2% rispetto al 2022, ma ancora inferiore rispetto alle produzioni 2020 e 2021.
A pesare sono soprattutto gli strascichi degli impatti negativi dell’aviaria sul numero di galline ovaiole e sulle rimonte. L’aviaria continua a rappresentare un fattore di incertezza rilevante per il secondo semestre dell’anno, con focolai ancora attivi sul territorio UE - soprattutto in Francia e Germania.
In Francia a inizio ottobre avrà inizio la campagna di vaccinazione contro l'influenza aviaria ad alta patogenicità. Oltre alla vaccinazione, è stato anche lanciato un programma che prevede, la riduzione della densità degli allevamenti in 45 comuni, al fine di ridurre i rischi di contagio nelle aree individuate come ad alto rischio.
Gli ultimi dati sul trade della commissione confermano un mercato poco approvvigionato. A luglio 2023 l’import UE è risultato del 40% superiore rispetto a luglio 2022.
I prezzi delle uova, dopo una finestra di stabilità tra fine giugno e inizio luglio, hanno registrato nuovi ribassi riconducibili in buna parte al rallentamento stagionale dei consumi.
Il prezzo CUN M gabbia, da inizio luglio, ha registrato un -15% raggiungendo i valori minimi da febbraio 2022.
Tra i fattori ribassisti si segnala anche la deflazione degli ultimi mesi sui prezzi degli input produttivi, in particolare energia e mangimi.
Il potenziale ribassista dei fattori sopracitati è limitato da una produzione debole, che fatica a tenere il passo dei consumi.
Gli ultimi dati degli esperti della Commissione Europea hanno rivisto a ribasso le stime della produzione UE di uova da consumo 2022 a 6,29 Mio t; -3,4% rispetto al 2021 e -0,8% rispetto alla stima precedente.
La prima previsione per il 2023 è di 6,36 Mio t; +1,2% rispetto al 2022, ma ancora inferiore rispetto alle produzioni 2020 e 2021. Il dato risulta in linea con le anticipazioni Areté di 6,35 Mio t e ampiamente inferiore rispetto all’ultimo dato del “medium term outlook” di 6,46 Mio t.
A pesare sono soprattutto gli strascichi degli impatti negativi dell’aviaria sul numero di galline ovaiole e sulle rimonte. L’aviaria continua a rappresentare un fattore di incertezza rilevante per il secondo semestre dell’anno, con focolai ancora attivi sul territorio UE - soprattutto in Francia.
Gli ultimi dati sul trade della commissione confermano un mercato poco approvvigionato. A giugno 2023:
I prezzi delle uova, dopo una finestra di stabilità tra fine giugno e inizio luglio, hanno registrato nuovi ribassi legati al rallentamento stagionale dei consumi.
Il prezzo CUN M gabbia, da inizio luglio, ha registrato un -9% raggiungendo i valori minimi degli ultimi 12 mesi.
Tra i fattori ribassisti si segnala anche la deflazione degli ultimi mesi sui prezzi degli input produttivi, in particolare energia e mangimi.
Il potenziale ribassista dei fattori sopracitati è limitato da una produzione debole, che fatica a tenere il passo dei consumi.
Gli ultimi dati degli esperti della Commissione Europea hanno rivisto a ribasso le stime della produzione UE di uova da consumo 2022 a 6,29 Mio t; -3,4% rispetto al 2021 e -0,8% rispetto alla stima precedente.
La prima previsione per il 2023 è di 6,36 Mio t; +1,2% rispetto al 2022, ma ancora inferiore rispetto alle produzioni 2020 e 2021. Il dato risulta in linea con le anticipazioni Areté di 6,35 Mio t e ampiamente inferiore rispetto all’ultimo dato del “medium term outlook” di 6,46 Mio t.
A pesare sono soprattutto gli strascichi degli impatti negativi dell’aviari sul numero di galline ovaiole e sulle rimonte. L’aviaria continua a rappresentare un fattore di incertezza rilevante per il secondo semestre dell’anno, con focolai ancora attivi sul territorio UE - soprattutto in Francia.
Gli ultimi dati sul trade della commissione confermano un mercato poco approvvigionato. A maggio 2023:
I prezzi delle uova dopo una finestra di ribassi (-15% tra aprile e giungo sul prezzo CUN M gabbia), sono entrati in una fase di stabilità.
Il potenziale ribassista del rallentamento stagionale dei consumi e della finestra di ribassi dei prezzi degli input produttivi (energia e mangimi) è limitato da una produzione debole, che fatica a tenere il passo dei consumi.
Gli ultimi dati degli esperti della Commissione Europea hanno rivisto a ribasso le stime della produzione UE di uova da consumo 2022 a 6,29 Mio t; -3,4% rispetto al 2021 e -0,8% rispetto alla stima precedente.
La prima previsione per il 2023 è di 6,36 Mio t; +1,2% rispetto al 2022, ma ancora inferiore rispetto alle produzioni 2020 e 2021. Il dato risulta in linea con le anticipazioni Areté di 6,35 Mio t e ampiamente inferiore rispetto all’ultimo dato del “medium term outlook” di 6,46 Mio t.
A pesare sono soprattutto gli strascichi degli impatti negativi dell’aviari sul numero di galline ovaiole e sulle rimonte. L’aviaria continua a rappresentare un fattore di incertezza rilevante per il secondo semestre dell’anno, con focolai ancora attivi sul territorio UE - soprattutto in Francia.
Da segnalare anche i recenti rimbalzi di seme di soia (+4% tra maggio e giugno) e gas naturale (+5% tra maggio e giugno). Per il seme di soia preoccupa la siccità negli USA, mentre il gas trova supporta nella fase di lieve ripartenza della domanda.
Gli ultimi dati sul trade della commissione confermano un mercato poco approvvigionato. Ad aprile 2023:
Come previsto, i prezzi delle uova, dopo aver raggiunto livelli record, da metà aprile sono entrati in una fase di ribasso. Le quotazioni CUN per le uova gabbia (M) sono calate del 13% ai minimi da ottobre 2022.
In un mercato ancora caratterizzato da offerta limitata dall’aviaria e domanda rigida, si segnalano infatti alcuni fattori dal potenziale ribassista:
Da segnalare anche come le temperature elevate in Europa stiano innescando la classica stagionalità di rallentamento dei consumi.
A livello strutturale il mercato si conferma però ancora poco approvvigionato come confermato dagli ultimi dati sul trade della commissione. A marzo 2023:
Sul fronte aviaria restano da monitorare gli sviluppi delle vaccinazioni, con la Francia che ha ordinato 80 milioni di dosi.
Da inizio marzo, i prezzi delle uova, pur mantenendosi a livelli record, hanno interrotto il trend di aumento. Le quotazioni CUN per le uova gabbia (M) si sono stabilizzate a 2,36 €/kg, con uno sconto di soli 0,08 €/Kg sulla referenza da allevamento a terra.
In un mercato ancora caratterizzato da offerta limitata e domanda rigida, si segnalano infatti alcuni fattori dal potenziale ribassista:
Da segnalare anche come le temperature elevate in Europa stiano innescando la classica stagionalità di rallentamento dei consumi e di ripresa produttiva.
A livello strutturale il mercato si conferma però ancora poco approvvigionato come confermato dagli ultimi dati sul trade della commissione. A febbraio 2023:
Sul fronte aviaria restano anche da monitorare gli sviluppi delle vaccinazioni, con la Francia che ha già ordinato 80 milioni di dosi, per ora è il primo stato membro ad essersi mosso.
Nelle ultime tre settimane di marzo, i prezzi delle uova, pur mantenendosi a livelli record, hanno interrotto il trend di aumento. Le quotazioni CUN per le uova gabbia (M) si sono stabilizzate a 2,36 €/kg, con uno sconto di soli 0,08 €/Kg sulla referenza da allevamento a terra.
In un mercato ancora caratterizzato da offerta limitata e domanda rigida (vedi precedente highlight), si segnalano infatti alcuni fattori dal potenziale ribassista:
Da segnalare anche come le temperature elevate in Europa stiano innescando la classica stagionalità di rallentamento dei consumi e di ripresa produttiva.
Il basso livello di approvvigionamento del mercato UE è confermato dagli ultimi dati sul trade della commissione. A gennaio 2023:
Il mercato delle uova continua ad essere caratterizzato da un sostanziale ammanco di offerta e da prezzi a livelli record.
Tra gennaio e febbraio le quotazioni rilevate dalla Commissione Unica Nazionale hanno registrato ulteriori aumenti; +5% per le uova gabbia e +4,8% per le uova terra.
Sono due i principali fattori che, in UE (e in altre aree di produzione e consumo), continuano infatti ad incentivare le macellazioni e a sfavorire le rimonte:
L’influenza aviaria, con focolai che durante l’anno hanno caratterizzato e stanno caratterizzando tutto il territorio europeo: sempre più casi vengono notificati in paesi che avevano visto una pausa o una flessione dei focolai nei mesi più caldi del 2022.
In Italia al momento non si segnalano focolai di aviaria negli allevamenti, ma, come mostrato dai dati del Centro di referenza nazionale ed europeo per l'influenza aviaria presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), è in aumento la circolazione del virus fra gli uccelli selvatici, con il rischio che questi possano trasmettere il virus agli allevamenti avicoli.
Gli ancora elevati costi degli input produttivi; mangimi, ma anche energia, che nonostante i recenti ribassi si mantiene a valori relativamente elevati.
Secondo gli esperti della Commissione Europea la produzione totale di uova per il 2022 è prevista a 6,92 Mio t, -2,3% rispetto al 2021 e in calo per il secondo anno di fila, fenomeno che non accadeva dal 2012. Si tratterebbe della produzione più bassa dal 2017.
La domanda, già stagionalmente sostenuta, mostra un alto livello di rigidità, con le uova che, nonostante l'inflazione e la limitata crescita economica, rappresentano ancora, tra le proteine nobili, una delle referenze più economiche.
A registrare maggior rigidità è soprattutto la domanda per le uova da allevamento in gabbia. Il premio medio delle uova terra sulle uova gabbia (CUN M), da inizio anno, risulta infatti di 0,09 €/100 Kg rispetto ad una media dal 2017 al 2021 di 0,25 €/100 Kg.
Gli ultimi dati di export e import UE mostrano come, tra gennaio e novembre 2022, gli export siano diminuiti del 12,4% e gli import siano aumentati dell’89% rispetto allo stesso periodo del 2021, riflettendo ulteriormente la limitatezza dell’offerta.
Il mercato delle uova continua ad essere caratterizzato da un sostanziale ammanco di offerta e da prezzi a livelli record.
Nell’ultima settimana di gennaio le quotazioni rilevate dalla Commissione Unica Nazionale hanno registrato ulteriori aumenti; +0,5% per le uova gabbia e 1,3% per le uova terra.
Sono due i principali fattori che, in UE, continuano infatti ad incentivare le macellazioni e a sfavorire le rimonte:
Secondo gli esperti della Commissione Europea la produzione totale di uova per il 2022 è prevista a 6,92 Mio t, -2,3% rispetto al 2021 e in calo per il secondo anno di fila, fenomeno che non accadeva dal 2012. Si tratterebbe della produzione più bassa dal 2017.
La domanda, già stagionalmente sostenuta, mostra un buon livello di rigidità, con le uova che, nonostante inflazione e limitata crescita economica, rappresentano ancora, tra le proteine nobili, una delle referenze più economiche.
Gli ultimi dati di export e import UE mostrano come, tra gennaio e novembre 2022, gli export siano diminuiti del 12,4% e gli import siano aumentati dell’89% rispetto allo stesso periodo del 2021, riflettendo ulteriormente la limitatezza dell’offerta.
Il mercato delle uova continua ad essere caratterizzato da un sostanziale ammanco di offerta e da prezzi a livelli record.
Sono due i principali fattori che, in UE, continuano infatti ad incentivare le macellazioni e a sfavorire le rimonte:
Secondo gli esperti della Commissione Europea la produzione totale di uova per il 2022 è prevista a 6,92 Mio t, -2,3% rispetto al 2021 e in calo per il secondo anno di fila, fenomeno che non accadeva dal 2012. Si tratterebbe della produzione più bassa dal 2017.
Inoltre segnaliamo come la stessa Commissione Europea, nel “Medium Term Oulook” pubblicato a inizio dicembre abbia rivisto a ribasso le precedenti proiezioni sulla produzione di uova da consumo 2022 e 2023.
La domanda, già stagionalmente sostenuta, mostra un buon livello di rigidità, con le uova che, nonostante inflazione e limitata crescita economica, rappresentano, tra le proteine nobili, una delle referenze più economiche.
Gli ultimi dati di export e import UE mostrano come, tra gennaio e settembre 2022, gli export siano diminuiti del 13,7% e gli import siano aumentati del 57,8% rispetto allo stesso periodo del 2021, riflettendo ulteriormente la limitatezza dell’offerta.
Tra ottobre e novembre, a livello medio, il prezzo CUN delle uova in gabbia M è aumentato del 5% superando i 2,1 €/Kg (+84% rispetto al prezzo medio di novembre 2021).
L’offerta continua infatti ad essere limitata: secondo gli esperti della Commissione Europea la produzione totale di uova per il 2022 è prevista a 6,92 Mio t, -2,3% rispetto al 2021 e in calo per il secondo anno di fila, fenomeno che non accadeva dal 2012. Si tratterebbe della produzione più bassa dal 2017.
Sono due i principali fattori che continuano ad incentivare le macellazioni e a sfavorire le rimonte:
Gli ultimi dati di export e import UE mostrano come, tra gennaio e settembre 2022, gli export siano diminuiti del 13,7% e gli import siano aumentati del 57,8% rispetto allo stesso periodo del 2021, riflettendo ulteriormente la limitatezza dell’offerta.
Come previsto, dopo un periodo di stabilità tra fine aprile e luglio, i prezzi delle uova sono tornati ad aumentare: ad ottobre il prezzo CUN delle uova in gabbia M ha raggiunto i 2,06 €/Kg, sorpassando il record di dicembre 2017, anno della contaminazione da fipronil e registrando un +83% rispetto al prezzo medio di ottobre 2021.
L’offerta continua infatti ad essere limitata: secondo gli esperti della Commissione Europea la produzione totale di uova per il 2022 è prevista a 6,92 Mio t, -2,3% rispetto al 2021 e in calo per il secondo anno di fila, fenomeno che non accadeva dal 2012. Si tratterebbe della produzione più bassa dal 2017.
Sono due i principali fattori che continuano ad incentivare le macellazioni e a sfavorire le rimonte:
Gli ultimi dati di export e import UE mostrano come, tra gennaio e agosto 2022, gli export siano diminuiti del 13,5% e gli import siano aumentati del 41,7% rispetto allo stesso periodo del 2021, riflettendo ulteriormente la limitatezza dell’offerta.
Come previsto, dopo un periodo di stabilità tra fine aprile e luglio, i prezzi delle uova sono tornati a crescere. Da metà luglio a fine settembre, +13% per il prezzo CUN delle uova in gabbia M a 1,89 €/Kg, valori massimi dal 2017, anno della contaminazione da fipronil.
L’offerta continua ad essere limitata: secondo gli esperti della Commissione Europea la produzione totale di uova per il 2022 è prevista a 6,92 Mio t, -2,3% rispetto al 2021 e in calo per il secondo anno di fila, fenomeno che non accadeva dal 2012. Si tratterebbe della produzione più bassa dal 2017.
Sono due i principali fattori che continuano ad incentivare le macellazioni e a sfavorire le rimonte:
Gli ultimi dati di export e import UE mostrano come, tra gennaio e luglio 2022, gli export siano diminuiti del 14,2% e gli import siano aumentati dell’24,8% rispetto allo stesso periodo del 2021, riflettendo ulteriormente la limitatezza dell’offerta.
Dopo un periodo di stabilità tra fine aprile e luglio, i prezzi delle uova sono tornati a crescere: da metà luglio,+7.8% per il prezzo CUN delle uova in gabbia M, +8,3 per le uova in gabbia L.
L’offerta continua ad essere limitata: secondo gli esperti della Commissione Europea la produzione totale di uova per il 2022 sarebbe di 6.92 Mio t, -2.3% rispetto al 2021 e in calo per il secondo anno di fila, fenomeno che non accadeva dal 2012.
Sono due i principali fattori che incentivano le macellazioni e sfavoriscono le rimonte:
I prezzi hanno così faticato ad innescare il consueto trend di calo stagionale, e sono rimasti a livelli elevati - non distanti da quelli del 2017, anno della contaminazione da fipronil.
Gli ultimi dati di export e import UE mostrano come, tra gennaio e giugno 2022, gli export siano diminuiti del 15% e gli import siano aumentati dell’1.7% rispetto allo stesso periodo del 2021, riflettendo ulteriormente la limitatezza dell’offerta.
Gli esperti nominati dalla Commissione hanno ulteriormente rivisto a ribasso la previsione di produzione 2022.
A incentivare le macellazioni e a sfavorire le rimonte sono ancora gli ingenti costi degli input produttivi (mangimi ed energia) e il persistere di focolai di influenza aviaria.
L’inflazione energetica in UE ha giugno è stata del 42%, con nuovi rialzi su petrolio e gas naturale. Qualche calo sui prezzi dei mangimi, che mantengono tuttavia livelli record.
I prezzi faticano così ad innescare il consueto trend di calo stagionale, e, dopo i ribassi di aprile, si sono mantenuti stabili e a livelli elevati - non distanti da quelli del 2017, anno della contaminazione da fipronil.
Tra gennaio e aprile l’import UE è calato del 59% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; +24,7% l’export.
Dopo i ribassi segnati ad aprile (principalmente riconducibili ad un rallentamento stagionale della domanda), i prezzi, a maggio, si sono mantenuti stabili e a livelli elevati - non distanti da quelli del 2017, anno della contaminazione da fipronil.
A frenare il calo dei prezzi è il continuo aumento dei costi degli input produttivi, soprattutto energia e mangimi che risentono del contesto geopolitico incerto e instabile.
Aumento dei costi produttivi che favorisce le macellazioni e rallenta le rimonte in una fase dove l’offerta risulta già limitata dalla diffusione in UE dell’aviaria. Si continuano infatti a registrare nuove positività in volatili selvatici e nel pollame domestico in diversi paesi membri. L’influenza risulta essere più impattante anche di quella 16/17.
In attesa dei dati della Commissione Europea, le aggiornate stime degli esperti prevedono, per il 2022, addirittura un calo produttivo dell’1,9%, fenomeno che non si verifica dal 2014.
Tra gennaio e marzo import ed export UE sono calati rispettivamente del 77% e del 26% rispetto allo stesso periodo del 2021.
In UE, prezzi elevati ed elementi stagionali hanno portato a fenomeni di contrazione della domanda trasmettendo i primi ribassi alle quotazioni che si mantengono tuttavia elevate per un’offerta limitata da aviaria e crisi energetica e dei mangimi.
A livello nazionale il prezzo CUN (gabbia M) nell’ultima settimana ha registrato un calo di circa il 6%.
Da monitorare per gli sviluppi futuri del mercato:
La crisi energetica, aggravata dal conflitto in Ucraina, fa da traino all’inflazione. Secondo i dati ISTAT, l’indice nazionale dei prezzi al consumo, a febbraio, ha registrato un +5,7% su base annua (+46% sui beni energetici), un livello che non si registrava dal 1995.
Pesanti sono le ripercussioni sul mercato delle uova, con un ulteriore aumento dei costi dei fattori produttivi, già elevati per i rincari e in alcuni casi per la bassa disponibilità dei mangimi.
L’offerta è anche rallentata dalla diffusione dell’influenza aviaria. La situazione epidemiologica in UE rispetto al mese scorso è migliorata, ma si continuano a registrare nuove positività nei confronti dell’influenza aviaria ad alta patogenicità in volatili selvatici e nel pollame domestico in diversi paesi membri. Anche in Italia si segnala la presenza di diversi focolai (mappe). L’influenza 20/21 risulta essere più impattante anche di quella 16/17.
Come previsto (vedi precedente highlight), i prezzi, delle uova e degli ovoprodotti, continuano a registrare importanti rialzi, +13% da inizio mese (CUN Gabbia M), e sono ai massimi dal 2018.
La crisi energetica, aggravata dalla recente evoluzione del contesto geopolitico, fa da traino all’inflazione. Secondo i dati ISTAT, l’indice nazionale dei prezzi al consumo, a gennaio, ha registrato un +4,8% su base annua, un livello che non si registrava dal 1996.
Pesanti sono le ripercussioni sul mercato delle uova, con un ulteriore aumento dei costi dei fattori produttivi, già elevati per i rincari dei prezzi dei mangimi.
L’offerta è anche rallentata dalla diffusione dell’influenza aviaria. La situazione Epidemiologica in UE continua a destare preoccupazione con la conferma di nuove positività nei confronti dell’influenza aviaria ad alta patogenicità in volatili selvatici e nel pollame domestico in diversi paesi membri. Anche in Italia si segnala la presenza di diversi focolai (mappe). L’influenza 20/21 risulta essere più impattante anche di quella 16/17.
I prezzi delle uova e degli ovoprodotti, dopo una fase di stabilità sono tornati ad aumentare, +9% da inizio mese (CUN Gabbia M), e sono ai massimi dal 2018.
La situazione Epidemiologica in UE continua a destare preoccupazione con la conferma di nuove positività nei confronti dell’influenza aviaria ad alta patogenicità in volatili selvatici e nel pollame domestico in diversi paesi membri. Anche in Italia si segnala la presenza di diversi focolai (mappe).
L’influenza 20/21 dai dati risulta essere più impattante anche di quella 16/17.
A gennaio i prezzi, dopo i previsti aumenti tra luglio e dicembre 2021 (+60%), hanno interrotto il trend rialzista pur mantenendosi a valori elevati. Nonostante si avvicini il periodo di produttività crescente, gli elevati costi energetici e dei mangimi continuano infatti a fare da pavimento alle quotazioni.
Gli ultimi dati di export e import UE mostrano come, tra gennaio e novembre 2021, gli export siano aumentati del 16% e gli import siano calati del 30% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Il mercato, come previsto, continua ad attraversare una fase rialzista importante.
I prezzi CUN (gabbia M) da metà luglio hanno registrato aumenti di oltre il 55% raggiungendo i massimi da aprile 2020.
I rialzi stanno caratterizzando anche tuorlo e albume, con l’albume che, sulla piazza di Milano, ha superato i massimi del 2017.
A fronte di consumi in recupero l’offerta è limitata dalla diffusione dell’aviaria e dai rincari dei mangimi.
In particolare, a partire dal 19 ottobre 2021 il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria ha confermato diverse positività per virus dell’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) nel pollame domestico in Italia.
La situazione epidemiologica in Europa è costantemente aggiornata con la conferma di nuove positività in volatili selvatici e nel pollame domestico in diversi paesi dell’UE.
Quella del 2020/21, ad oggi, è l’influenza più impattante dal 2016/17.
Tra i fattori rialzisti si aggiungono i crescenti costi energetici, che rallentano l’attività degli allevamenti e favoriscono le macellazioni.
Il mercato continua ad attraversare una fase rialzista importante.
I prezzi CUN (gabbia M) da metà luglio hanno registrato aumenti di oltre il 30% raggiungendo i massimi da maggio 2020.
I rialzi stanno caratterizzando anche tuorlo e albume, con l’albume che, sulla piazza di Milano, ha superato i massimi del 2017.
A fronte di consumi in recupero l’offerta è limitata dalla diffusione dell’aviaria e dai rincari dei mangimi.
In particolare, a partire dal 19 ottobre 2021 il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria ha confermato diverse positività per virus dell’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) nel pollame domestico in Italia.
La situazione epidemiologica dell’influenza aviaria è in rapida evoluzione anche a livello europeo, con crescente aumento del numero di focolai confermati in volatili selvatici e nel pollame domestico in diversi Paesi. Quella del 2020/21, ad oggi, è l’influenza più impattante dal 2016/17.
In attesa dei dati del medium term outlook UE, per il 2022 la produzione è prevista aumentare ad un tasso modesto (+0,6%, rispetto a una media degli ultimi 5 anni di oltre l’1,2%) per gli sviluppi dell’aviaria e per le minori rimonte.
Il mercato, come previsto, è entrato definitivamente in una fase rialzista.
I prezzi CUN (gabbia M) hanno registrato, da metà luglio, un aumento di oltre il 20% raggiungendo i massimi del 2021.
I rialzi stanno caratterizzando anche tuorlo e albume, con l’albume che, sulla piazza di Milano, ha raggiunto i massimi dal 2018.
I consumi UE, deboli per buona parte dell’anno (come testimoniano gli ultimi dati della Commissione sul trade), sono in forte recupero, sia per la consueta stagionalità che per le minori restrizioni legate alle campagne vaccinali.
Lato offerta invece nuovi focolai di aviaria stanno caratterizzando il pollame in aree produttive chiave come Germania, Francia, Polonia e Danimarca.
“Alla fine della scorsa estate, la Russia ha notificato all’OIE casi di HPAI A(H5Nx) e HPAI A(H5N1) in pollame domestico e volatili selvatici al confine con il Kazakistan e la Mongolia. Il Kazakistan ha poi confermato il primo caso di HPAI A(H5Nx) in un allevamento rurale a fine settembre 2021. Secondo quanto si è potuto osservare durante le ondate epidemiche che hanno avuto inizio nell’autunno del 2017 e in quello del 2020, ciò potrebbe potenzialmente portare al coinvolgimento dei paesi dell’Europa settentrionale e orientale come primi luoghi di introduzione di virus influenzali nella stagione autunno-inverno 2021-2022 con l’arrivo di migratori in queste zone”
Offerta e domanda trasmettono quindi rialzi ai prezzi che subiscono anche gli incrementi dei costi produttivi e dei mangimi.
L’aumento dei prezzi dell’energia è un altro fattore rialzista in termini di prezzo.
Per il 2022 la produzione è prevista aumentare ad un tasso modesto (+0,6%, rispetto a una media degli ultimi 5 anni di oltre l’1,2%) per gli sviluppi dell’aviaria e per le minori rimonte.
L’indice di autosufficienza è previsto in leggero calo rispetto al 2021.
Il mercato è entrato definitivamente in una fase rialzista.
I prezzi CUN (gabbia M) hanno registrato, da metà luglio, un aumento di oltre il 20% raggiungendo i massimi del 2021.
I rialzi stanno caratterizzando anche tuorlo e albume, con l’albume che, sulla piazza di Milano, ha raggiunto i massimi dal 2018.
I consumi UE, deboli per buona parte dell’anno (come testimoniano gli ultimi dati della Commissione sul trade), sono in forte recupero, sia per la consueta stagionalità che per le minori restrizioni legate alle campagne vaccinali.
Lato offerta invece nuovi focolai di aviaria stanno caratterizzando il pollame in aree produttive chiave come Germania, Francia, Polonia e Danimarca.
Offerta e domanda trasmettono quindi rialzi ai prezzi che subiscono anche gli incrementi dei costi produttivi e dei mangimi.
Dopo i ribassi legati alla stagionalità dei consumi e della produzione, i prezzi, come previsto, da metà luglio sono entrati in un trend rialzista.
I prezzi CUN (gabbia M) hanno registrato un aumento dell’8% riportandosi ai livelli di aprile.
Gli ultimi dati di export e import UE mostrano come, tra gennaio e maggio 2021, gli export siano aumentati del 19,4% e gli import siano calati del 14,5% rispetto allo stesso periodo del 2020, questo denota un livello di consumi interni ancora influenzato dalla pandemia.
Tuttavia, lato offerta nuovi focolai di aviaria stanno caratterizzando il pollame in aree produttive chiave come Germania, Francia, Polonia e Danimarca; inoltre, i prezzi elevati dei mangimi potrebbero incentivare il calo delle rimonte.
Dopo i ribassi legati alla stagionalità dei consumi e della produzione, i prezzi hanno registrato i primi rialzi.
I prezzi CUN (gabbia M) nella seduta del 26 luglio sono aumentati del 2,3%.
I consumi industriali ancora contenuti e l’elevato livello di autosufficienza mantengono i prezzi a valori medi ancora bassi.
Gli ultimi dati di export e import UE mostrano come, tra gennaio e maggio 2021, gli export siano aumentati del 19,4% e gli import siano calati del 14,5% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Tuttavia, lato offerta nuovi focolai di aviaria stanno caratterizzando il nord Europa. Inoltre, i prezzi elevati dei mangimi incentivano il calo delle rimonte.
Il rallentamento dei consumi che ha caratterizzato il 2020 (aumento dell’indice di autosufficienza) e le prime fasi del 2021 continua a mantenere i prezzi a livelli bassi ed ha accentuato i cali legati alla stagionalità produttiva e dei consumi di questi mesi.
I prezzi CUN si mantengono ai valori minimi dal 2016.
L’alta autosufficienza ha portato ad un aumento dell’export e a un calo dell’import: tra gennaio e aprile 2021 export +20,6% e import -15% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Lato offerta nuovi focolai di aviaria stanno caratterizzando il nord Europa. Inoltre, i prezzi elevati dei mangimi potrebbero portare a un calo delle rimonte.
Gli esperti della Commissione hanno recentemente rivisto a ribasso le stime sulle produzioni. Tuttavia, confermano un livello produttivo record a 7,06 Mio t, +1,7% rispetto al 2020.
Qualche elemento di tensione sull’albume, che risente meno del calo dei consumi industriali.
Il rallentamento dei consumi che ha caratterizzato il 2020 (aumento dell’indice di autosufficienza) e le prime fasi del 2021 continua a mantenere i prezzi a livelli bassi ed ha accentuato i cali legati alla stagionalità produttiva e dei consumi di questi mesi.
I prezzi CUN hanno raggiunto i valori minimi dal 2016.
L’alta autosufficienza ha portato ad un aumento dell’export e a un calo dell’import: tra gennaio e marzo 2021 export +37% e import -3% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Lato offerta nuovi focolai di aviaria stanno caratterizzando il nord Europa. Inoltre, i prezzi elevati dei mangimi potrebbero portare a un calo delle rimonte.
Gli esperti della Commissione hanno recentemente rivisto a ribasso le stime sulle produzioni.
Qualche elemento di tensione sull’albume, che risente meno del calo dei consumi industriali.
I rallentamenti della campagna vaccinale in UE e le nuove misure restrittive che stanno caratterizzando la maggior parte degli stati membri, hanno contribuito a un ulteriore rallentamento dei consumi industriali di uova.
Lato offerta, le misure di controllo adottate dall’UE, con la definizione di zone di protezione e sorveglianza per evitare la diffusione di alcuni focolai di aviaria, sono risultate efficaci e hanno garantito il proseguimento degli scambi.
Per il 2021, la Commissione prevede un aumento produttivo del 2,5%, in linea con le previsioni degli esperti. Aumenta anche l’export, a gennaio 2021 +36% rispetto a gennaio 2020.
I prezzi CUN ed Europei, ad aprile, dopo gli aumenti del periodo gennaio-marzo, hanno reagito registrando segni di debolezza e anticipando leggermente la stagionalità.
Restano però da monitorare i rialzi di prezzo che stanno caratterizzando cereali e soia (a livelli massimi pluriennali) e che si scaricano sul costo dei mangimi. Mais, Soia e derivati, risentono infatti della sostenuta domanda cinese e dei livelli di stock bassi nei principali paesi produttori (soprattutto USA e Sud America), a pesare, anche la carenza di navi e container che rallentano e rendono più onerosi gli scambi.
La ripartenza dei consumi industriali, unitamente ai prezzi alti dei mangimi e a consumi domestici in salute, potrebbe ridurre drasticamente il livello di autosufficienza del mercato.
I prezzi CUN ed europei si mantengono in una fase di rialzo. La quotazione CUN (gabbia M), da inizio febbraio, è aumentata di circa l’8%.
Il mercato si conferma caratterizzato da fattori rialzisti:
Per il 2021, in UE la Commissione prevede un aumento produttivo e dei consumi rispettivamente del 2,5% e del 2,6%, con un livello di autosufficienza sostanzialmente invariato rispetto al 2020.
Aumento produttivo confermato anche dalle ultime stime degli esperti della Commissione Europea.
Nel primo mese del 2021, l’export e l’import UE sono aumentati rispettivamente del 36,3% e del 3,8% rispetto a gennaio 2020.
Da monitorare lo sviluppo della campagna vaccinale europea e delle misure di contenimento dell’emergenza che potrebbero impattare sui consumi.
Le quotazioni CUN e i prezzi medi UE dopo i cali congiunturali di inizio gennaio hanno registrato i primi rialzi dell’anno.
Il mercato si conferma caratterizzato da fattori rialzisti:
Per il 2021, in UE la Commissione prevede un aumento produttivo e dei consumi rispettivamente del 2,5% e del 2,6%, con un livello di autosufficienza sostanzialmente invariato.
Aumento produttivo confermato anche dalle ultime stime degli esperti della Commissione Europea.
Le quotazioni gabbia e terra CUN, la prima quotazione di gennaio, hanno registrato decisi cali congiunturali nell’ordine del -12%/-16%. Le uova gabbia M hanno raggiunto i minimi da luglio 2019.
Il mercato si conferma tuttavia caratterizzato da fattori rialzisti:
Per il 2021, in UE+UK, la Commissione prevede un aumento produttivo e dei consumi rispettivamente dell’1,9% e dell’1,8%, con un leggero incremento del livello di autosufficienza da 103.40% a 103.45%.
Il nuovo “medium term outlook” pubblicato a dicembre prevede invece un minore livello di autosufficienza nel 2021 (da 102.04% a 101,95%) con produzione e consumi in aumento rispettivamente del 2,5% e del 2,6%.
Aumento produttivo confermato anche dalle recenti stime degli esperti della Commissione Europea.
Nel periodo gennaio-ottobre 2020, con il forte aumento dei consumi, rispetto allo stesso periodo del 2019, l’export UE è calato del 3,8%, l’import è invece aumentato dell’11,5%.
Dopo i rialzi di prezzo che hanno animato il mercato a novembre, a dicembre le quotazioni sono risultate stabili, e ai livelli medi più alti da maggio 2020.
La quotazione CUN (gabbia M), nel 2020 ha registrato un valore medio di 1.13 €/kg rispetto a 1.08 €/kg del 2019.
Tra i fattori rialzisti si segnalano, oltre al calo ciclico stagionale della produzione, i rialzi di prezzo che stanno caratterizzando cereali e soia e che si scaricano sul costo dei mangimi. Mais, Soia e derivati, risentono particolarmente della sostenuta domanda cinese e di livelli di stock bassi nei principali paesi produttori (soprattutto USA e Sud America).
Per il 2021, in UE+UK, la Commissione prevede un aumento produttivo e dei consumi rispettivamente dell’1,9% e dell’1,8%, con un leggero incremento del livello di autosufficienza da 103.40% a 103.45%.
Il nuovo “medium term outlook” pubblicato a dicembre prevede invece un minore livello di autosufficienza nel 2021 (da 102.04% a 101,95%) con produzione e consumi in aumento rispettivamente del 2,5% e del 2,6%.
Aumento produttivo confermato anche dalle recenti stime degli esperti della Commissione Europea.
Nel periodo gennaio-ottobre 2020, con il forte aumento dei consumi, rispetto allo stesso periodo del 2019, l’export UE è calato del 3,8%, l’import è invece aumentato dell’11,5%.
Come previsto, i prezzi hanno raggiunto i minimi a cavallo tra giugno e luglio e sono poi entrati in una fase di aumento, che caratterizzerà almeno tutto il Q1 del 2021.
Il mercato, a novembre, è stato animato da qualche rialzo di prezzo. La quotazione CUN (gabbia M), rispetto a ottobre, è aumentata del 2%.
Oltre al calo ciclico stagionale della produzione, un altro fattore rialzista è rappresentato dai rialzi di prezzo che stanno caratterizzando cereali e soia e che si scaricano sul costo dei mangimi.
Per il 2021, in UE, si prevede un aumento produttivo e dei consumi rispettivamente dell’1,9% e dell’1,8%, con un incremento del livello di autosufficienza.
Aumento produttivo confermato anche dalle recenti stime degli esperti della Commissione Europea.
Nel periodo gennaio-settembre 2020, con il forte aumento dei consumi, rispetto allo stesso periodo del 2019, l’export UE è calato del 5,3%, l’import è invece aumentato dell’10,5%.
Il mercato, dopo i rialzi di fine agosto e settembre (vedi commenti precedente), è entrato in una fase di stabilità.
Per il 2021, in UE, si prevede un aumento produttivo e dei consumi, rispettivamente dell’1,9% e dell’1,8%, con un incremento del livello di autosufficienza.
Da monitorare i rialzi che stanno caratterizzando i mercati dei cereali e dei semi oleosi, che potrebbero impattare sulle rese e sui prezzi negli ultimi mesi del 2020 e nel 2021.
Nel periodo gennaio-luglio 2020, con il forte aumento dei consumi, rispetto allo stesso periodo del 2019, l’export UE è calato dell’11,5%, l’import è invece aumentato dell’1,4%.
I prezzi, da fine agosto, sono caratterizzati da volatilità rialzista. Le uova gabbia M CUN, da fine agosto a oggi, hanno avuto un aumento di prezzo di circa l’8%.
Dopo i ribassi di giugno, per il graduale calo della domanda dopo la fase di lockdown, i cali stagionali produttivi e gli effetti dei precedenti focolai di aviaria (vedi mappa), stanno infatti animando il mercato.
Nel periodo gennaio-luglio 2020, con il forte aumento dei consumi, rispetto allo stesso periodo del 2019, l’export UE è calato dell’11,5%, l’import è invece aumentato dell’1,4%.
I prezzi, dopo aver raggiunto i minimi del 2020, stanno attraversando una fase di stabilità con i primi rialzi (+2%) sulle uova gabbia L CUN.
Dopo i ribassi di giugno, per il graduale calo della domanda dopo la fase di lockdown, i primi cali stagionali produttivi e il persistere di alcuni focolai di aviaria (vedi mappa), sono infatti tornati ad animare il mercato.
Nel periodo gennaio-giugno 2020, con il forte aumento dei consumi, rispetto allo stesso periodo del 2019, l’export è calato del 13,1%, l’import è invece sostanzialmente invariato.
I prezzi, dopo aver raggiunto i minimi del 2020, stanno attraversando una fase di stabilità.
Dopo i ribassi di giugno, per il graduale calo della domanda dopo la fase di lockdown, i primi cali stagionali produttivi e il persistere di alcuni focolai di aviaria (vedi mappa), sono infatti tornati ad animare il mercato.
Nel periodo gennaio-maggio 2020, con il forte aumento dei consumi, rispetto allo stesso periodo del 2019, l’export è calato del 15,7%, l’import è invece aumentato dell'11,2%.
I prezzi, dopo aver raggiunto i minimi del 2020, segnano i primi rialzi. In particolare, i prezzi CUN, hanno registrato aumenti settimanali nell’ordine dell’1,5-3%.
Dopo i ribassi delle scorse settimane, per il graduale calo della domanda dopo la fase di lockdown, i primi cali stagionali produttivi e il persistere di alcuni focolai di aviaria (vedi mappa), sono infatti tornati ad animare il mercato.
Nel periodo gennaio-aprile 2020, con il forte aumento dei consumi, rispetto allo stesso periodo del 2019, l’export è calato del 17,6%, l’import è invece aumentato del 3,3%.
Nonostante siano ancora presenti focolai di influenza aviaria (vedi mappa), con l’aumento produttivo stagionale e il graduale ritorno alla normalità della domanda, dopo i picchi raggiunti in piena emergenza Covid-19 (vedi highlight precedente), i prezzi hanno registrato importanti ribassi.
I prezzi delle uova nazionali in gabbia arricchita CUN, da fine aprile, sono calati del 23,6% tornando ai livelli di gennaio, prima della diffusione del Covid-19 in UE.
Nel periodo gennaio-marzo 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, l’export e l’import UE sono calati rispettivamente del 26% e del 2%.
Da inizio febbraio, la diffusione in Europa di alcuni focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (vedi mappa) ha portato a una leggera contrazione delle produzioni.
La UE ha prontamente attivato misure di controllo definendo zone di protezione e sorveglianza per evitare un’ulteriore diffusione dell’aviaria nell’UE e nei paesi terzi pur garantendo il proseguimento degli scambi (vedi link).
Le misure di contenimento attuate in UE per l’emergenza Covid-19 hanno portato a un incremento dei consumi di uova, con l’aumento degli utilizzi “in-home” che ha più che compensato il calo dei consumi dovuti alla chiusura del settore ho.re.ca. In Italia, durante il mese di aprile, nella grande distribuzione si è registrato un aumento delle vendite di uova di circa il 63% rispetto ad aprile 2019.
La contrazione dell’offerta UE, seguita dall’aumento dei consumi, ha portato a un aumento delle quotazioni europee e nazionali.
I prezzi delle uova in gabbia arricchita CUN, rispetto a fine gennaio, sono aumentati del 23% raggiungendo i livelli più alti da inizio 2018.
Continua la diffusione in Europa di alcuni focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità.
Si segnalano nuovi focolai in Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria e Germania (vedi mappa).
La UE ha prontamente attivato misure di controllo definendo zone di protezione e sorveglianza per evitare il diffondersi dell’aviaria al resto dell'Unione e ai paesi terzi pur garantendo il proseguimento degli scambi (vedi link).
Il diffondersi dell’aviaria ha avuto un effetto rialzista sui prezzi di uova e ovoprodotti.
I prezzi delle uova in gabbia arricchita CUN, rispetto a fine gennaio sono aumentati del 19% raggiungendo i livelli più alti da inizio 2018.
A gennaio 2020 gli export sono stati del 20% inferiori rispetto a gennaio 2019, gli import sono invece aumentati del 76%. Il trend conferma il rallentamento dell’offerta europea.
Per il 2020 la Commissione Europea prevede comunque un record produttivo di 7,14 milioni di ton, +1,8% rispetto al 2019. Aumento produttivo confermato dal numero di future galline ovaiole in crescita per tutto il 2019.
Il mercato è animato dalla recente diffusione in europa di alcuni focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità.
I paesi più coinvolti sono Polonia e Slovacchia (vedi mappa). Il 7 febbraio un caso è stato confermato anche in Germania.
Complice la preoccupazione di una propagazione del virus, i prezzi delle uova, dopo i ribassi di gennaio (vedi highlight precedente), nelle ultime settimane hanno risentito di lievi tensioni rialziste.
Il fenomeno è ancora circoscritto e la UE ha attivato misure di controllo per proteggere il resto dell'Unione e i paesi terzi garantendo il proseguimento degli scambi.
I prezzi delle uova avevano raggiunto a fine 2019 i valori più alti dall'estate del 2018, supportati da un’intensa attività di export. Nel periodo gennaio-novembre 2019 l'export di uova è aumentato dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2018. L'aumento riguarda soprattutto le esportazioni verso il Giappone (+27%), come conseguenza della riduzione del 10% nelle tariffe all'esportazione durante la prima fase degli accordi di libero scambio tra Giappone e UE (in vigore da febbraio 2019). In calo le importazioni nello stesso periodo: -21% rispetto al 2018.
Con l'avvicinarsi del periodo di stagionalità produttiva crescente, i prezzi delle uova e degli ovoprodotti stanno registrando i primi ribassi.
La Commissione Europea prevede infatti un record produttivo nel 2020 di 7,14 milioni di ton, +1,8% rispetto al 2019. Aumento produttivo confermato dal numero di future galline ovaiole che, nel periodo gennaio-settembre 2019, è stato superiore rispetto a quello dello stesso periodo del 2018.
I prezzi delle uova avevano raggiunto a fine 2019 i valori più alti dall'estate del 2018, supportati da un intensa attività di export. Nel periodo gennaio-ottobre 2019 l'export di uova è aumentato del 14% rispetto allo stesso periodo del 2018. L'aumento riguarda soprattutto le esportazioni verso il Giappone (+33%), come conseguenza della riduzione del 10% nelle tariffe all'esportazione durante la prima fase degli accordi di libero scambio tra Giappone e UE (in vigore da febbraio 2019).
Tensioni ribassiste dei prezzi sono previste fino all'estate e, sopratutto, nel secondo trimestre del 2020. Tensioni rialziste stagionali sono invece previste da agosto.
I prezzi delle uova UE continuano nella loro fase di tensione rialzista stagionale e sono supportati da un intensa attività di export. Nel periodo gennaio-ottobre 2019 l'export di uova è aumentato del 14% rispetto allo stesso periodo del 2018. L'aumento riguarda soprattutto le esportazioni verso il Giappone (+33%), come conseguenza della riduzione del 10% nelle tariffe all'esportazione durante la prima fase degli accordi di libero scambio tra Giappone e UE (in vigore da febbraio 2019). In Italia le tensioni rialziste caratterizzano tutte le piazze, le tipologie di uova e gli ovoprodotti.
La Commissione Europea ha aggiornato i fondamentali e conferma una previsione di un 2020 con una produzione record, ma caratterizzato da consumi ed export in tensione.
Per il 2020 i prezzi medi sono previsti a livelli leggermente superiori rispetto a quelli del 2019 con una maggiore selfsufficiency, ma export che rimangono in tensione.
Le tensioni rialziste di prezzo potrebbero protrarsi per il mese di gennaio in attesa della ripresa produttiva stagionale.
Dopo il picco raggiunto nel 2017 a causa della contaminazione da fipronil, nel 2018, con il ripristino della produzione (+2,6%) e un ribilanciamento di import ed export, i prezzi sono tornati a livelli storici medi. Per il 2019 è previsto un ulteriore aumento produttivo (+1%) e una self-sufficiency di nuovo superiore al 103%. Il dato è confermato dal numero di future galline ovaiole, in aumento nei primi mesi del 2019.
I prezzi delle uova UE continuano nella loro fase di tensione rialzista stagionale e sono supportati da un intensa attività di export. Nel periodo gennaio-settembre 2019 l'export di uova è aumentato del 14% rispetto allo stesso periodo del 2018. L' aumento riguarda soprattutto le esportazioni verso il Giappone, come conseguenza della riduzione del 10% nelle tariffe all'esportazione durante la prima fase degli accordi di libero scambio tra Giappone e UE.
In Italia le tensioni rialziste caratterizzano tutte le piazze, le tipologie di uova e gli ovoprodotti.
Dopo il picco raggiunto nel 2017 a causa della contaminazione da fipronil, nel 2018, con il ripristino della produzione (+2,6%) e un ribilanciamento di import ed export, i prezzi sono tornati a livelli storici medi. Per il 2019 è previsto un ulteriore aumento produttivo (+1%) e una self-sufficiency di nuovo superiore al 103%. Il dato è confermato dal numero di future galline ovaiole, in aumento nei primi mesi del 2019.
I prezzi delle uova UE continuano nella loro fase di tensione rialzista stagionale e sono supportati da un intensa attività di export. Nel periodo gennaio-agosto 2019 l'export di uova è aumentato del 15% rispetto allo stesso periodo del 2018. L' aumento riguarda soprattutto le esportazioni verso il Giappone, come conseguenza della riduzione del 10% nelle tariffe all'esportazione durante la prima fase degli accordi di libero scambio tra Giappone e UE.
Dopo il picco raggiunto nel 2017 a causa della contaminazione da fipronil, nel 2018, con il ripristino della produzione (+2,6%) e un ribilanciamento di import ed export, i prezzi sono tornati a livelli storici medi.
Per il 2019 è previsto un ulteriore aumento produttivo (+1%) e una self-sufficiency di nuovo superiore al 103%. Il dato è confermato dal numero di future galline ovaiole, in aumento nei primi mesi del 2019.
I prezzi, da luglio 2019 sono in piena stagionalità rialzista, ma rimangono a livelli medi inferiori rispetto al 2018.